La ciliegia è un frutto rosso, tondeggiante e succoso. Queste caratteristiche lo hanno reso un simbolo perfetto di passione e sensualità. Delicate e passionali. Intense e fragili.
Nella letteratura antica, la ciliegia è indicata come il "Frutto del Paradiso", in quanto simbolo del piacere assoluto.
Il nome di questo frutto deriva dal greco κέρασος (kérasos), nome della città del Ponto (Turchia) dalla quale, secondo Plinio il Vecchio, furono importati a Roma i primi alberi di ciliegie nel 72 d.C, per merito di Lucullo.
Le Ciliegie sono frutti apprezzati ovunque nei secoli. Il Re Sole creò una coltivazione in serra nella stessa Versailles per poterle consumare in qualsiasi periodo dell'anno.
In Giappone, la ciliegia è un frutto sacro. Secondo quella cultura, essa esercita una notevole influenza sulle energie dell'organismo. Ogni anno, a Maggio, la cerimonia della fioritura del Ciliegio, "Hanami" in lingua giapponese, è un evento di importanza nazionale. La parola indica proprio la tradizionale usanza di osservare gli alberi in fiore.
Il significato simbolico del ciliegio, per gli orientali, è quello della beatitudine e dell'impermanenza della vita. La ciliegia stessa, come frutto, viene associata al samurai pronto al sacrificio.
I fiori del ciliegio vengono chiamati sakura, e richiamano la purezza ed il rinnovamento.
Nel giorno delle nozze, nella cultura nipponica si prepara un tè con i fiori di ciliegio, che si da da bere agli sposi come augurio di felicità e di lunga vita.
La Ciliegia è anche simbolo di fertilità. Un'usanza albanese è quella di bruciare rami di ciliegio per fecondare le vigne, nelle notti del 24 e 31 dicembre e del 5 gennaio.
Per la tradizione Cristiana, il colore rosso rimanda al sangue versato da Cristo sulla croce. Anche la forma della ciliegia è importante, perché ricorda il cuore umano, e quindi l'amore di Dio.
Questo è il motivo per cui le ciliegie si possono trovare sulla tavola dell'Ultima Cena o della Cena in Emmaus, così come si ritrovano nei dipinti che ritraggono la Madonna con Gesù bambino.
Tiziano dipinse una Madonna delle ciliegie che si trovava nelle collezioni dell'arciduca Leopoldo Guglielmo. In primo piano, Gesù si dimena su un parapetto, offrendo ciliegie a Maria.
La Ciliegia è anche l'attributo di Gerardo Tintore, patrono di Monza, noto come "il santo delle Ciliegie".
Secondo la leggenda, una sera d'inverno si recò nel Duomo per recitare le sue solite preghiere, manifestando l’intenzione di voler rimanere tutta la notte. Per convincere i chierici, il Santo promise che l’indomani avrebbe fatto dono di un cestello di ciliege. I custodi acconsentirono e il giorno successivo Gerardo si presentò con il dono promesso.
Anticamente si creavano collane di noccioli di ciliegia e le si appendevano ai rami di un albero forte, o dietro la porta della propria casa, allo scopo di propiziare l’abbondanza e la fertilità.
Una curiosità: la parola greca “keràsia” è stata ripresa quasi completamente nella lingua napoletana, in cui “e ceràse” sono proprio le ciliegie.
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Ceras o cerase in tutte le sue accezioni non è “napoletano” ma termine comune a tutto insieme di dialetti dell’area magno greca!!